Risarcimento danni da infezione nosocomiale

Quando e come è possibile richiedere un risarcimento danni da infezione nosocomiale?

In questo articolo cerchiamo di capire cos’è un’infezione nosocomiale, quali sono i danni che si possono riscontrare e quando è possibile richiedere un risarcimento.

Cos’è un’infezione nosocomiale

Come definito all’interno delle guide dell’Istituto Superiore di Sanità le infezioni nosocomiali sono una delle complicazioni più frequenti e gravi dell’assistenza sanitaria.

Vengono definite così le infezioni che si presentano durante o dopo il ricovero di una persona in ospedale e che non erano presenti o in incubazione al momento dell’ingresso in ospedale.

Le cause di un’infezione ospedaliera sono molteplici:

  • interventi chirurgici;
  • utilizzo prolungato di dispositivi medici invasivi;
  • indebolimento del sistema di difesa dell’organismo (immunosoppressione) e presenza di gravi malattie di base;
  • eccessivo utilizzo di antibiotici;
  • scarsa applicazione di misure di igiene ambientale;
  • scarsa prevenzione e controllo delle infezioni.

I principali fattori di rischio sono ovviamente legati alla durata delle degenza ospedaliera, oltre che alla presenza di altre malattie che abbassano le difese immunitarie (tumori, immunodeficienze, diabete, anemie, cardiopatie, insufficienza renale e trapianti d’organo) e esposizione a particolari tecniche assistenziali invasive e/o complesse (cateterismo, endoscopie, interventi chirurgici). 

Infezioni nosocomiali: i numeri

Sempre l’Istituto Superiore di Sanità fornisce dei dati allarmanti.

Il Ministero della Salute stima infatti che in Italia ogni anno dalle 450.000 alle 700.000 persone ricoverate vanno incontro a un’infezione ospedaliera.

Di queste, sempre secondo le stime, più del 50% potrebbero essere prevenute.

Le infezioni più frequenti sono quelle respiratorie, soprattutto polmoniti, seguite dalle infezioni urinarie, chirurgiche e del sangue.

Secondo un report del 2019 pubblicato dal Centro Europeo per la Prevenzione e il controllo delle Malattie (ECDC) circa la metà dei morti europei per infezioni ospedaliere da batteri resistenti agli antibiotici avviene in Italia e un recente studio nazionale ha rilevato una frequenza di pazienti con un’infezione contratta durante una degenza pari a 6,3 ogni 100 pazienti ricoverati in ospedale.

Numeri impressionanti, che colpiscono soprattutto considerando il dolore e le sofferenze spesso tragiche legate alle patologie conseguenti ad una infezione spesso evitabile.

Richiedere un risarcimento in caso di infezione nosocomiale, è un diritto di ogni paziente che viene leso all’interno delle strutture sanitarie, ma tale richiesta può, e deve, essere supportata da una attenta analisi delle singole situazioni per poter dimostrare in primo luogo che trattasi di una infezione contratta in ospedale e valutare correttamente, caso per caso, se sussiste o meno responsabilità da parte della struttura sanitaria in quanto l’infezione sarebbe stata prevenibile, oppure non sia stata correttamente curata.

Quanto può essere un risarcimento di infezione nosocomiale

Il risarcimento è sempre correlato al danno subito dal paziente e, come purtroppo noto, una infezione contratta in ospedale può generare complicanze gravi, con esiti spesso invalidanti, fino anche al decesso del paziente.

Esistono casi rarissimi quanto drammatici, come un caso di infezione da meningite batterica correlata ad una anestesia spinale (statisticamente un caso che si verifica ogni 39.000 interventi), che ha provocato una progressiva paralisi agli arti inferiori di una giovane madre, e casi molto più frequenti, correlati, ad esempio, a infezioni alle vie urinarie o a ferite chirurgiche, che talvolta si possono risolvere positivamente, dando diritto a risarcimenti correlati a una invalidità temporanea, di ben poco conto. 

Diversi casi da noi trattati hanno riguardato infezioni ospedaliere contratte a seguito di interventi chirurgici di rivascolarizzazione coronarica e sostituzione di valvole protesiche, eseguiti su soggetti fragili (talvolta giudicati, successivamente, in condizioni tali che non avrebbero permesso nemmeno di sottoporli al rischio operativo!), che hanno portato al decesso dei pazienti, anche dopo alcuni mesi di grandi sofferenze, per i pazienti stessi e per i loro congiunti. 

In tali occasioni il risarcimento ottenuto dai familiari, legato alla sofferenza subita per la perdita del proprio congiunto, nonché per i danni patrimoniali correlati a tale perdita, sono stati sicuramente ingenti, anche superiori al milione di euro.

Altri casi, talvolta trattati e risolti anche senza dover avviare procedimenti giudiziari, hanno riguardato infezioni ospedaliere contratte a seguito di interventi chirurgici di natura ortopedica, cui sono spesso seguiti percorsi lunghi e dolorosi, con interventi di rimozione degli impianti protesici, che a volte non si sono però rivelati sufficienti ad evitare la perdita della funzionalità dell’arto o purtroppo anche una amputazione. 

E talvolta è stato rilevato, a posteriori, che il consenso all’intervento chirurgico, definito di routine, era stato raccolto senza fornire al paziente, ed ai suoi parenti, adeguati chiarimenti, senza precisare i rischi e le possibili complicanze dell’intervento e il rapporto tra i rischi ed i possibili benefici attesi dall’intervento. L’analisi della scheda del consenso informato raccolto era assolutamente carente.

Anche in questi casi, a seconda della gravità dei danni biologici permanenti subiti dal paziente, i risarcimenti liquidati sono stati altrettanto significativi ed hanno interessato anche i famigliari più stretti, stante lo stravolgimento della vita dell’intero nucleo famigliare. 

Purtroppo in tutti i casi, nessuno escluso, anche un risarcimento danni da infezione nosocomiale molto elevato non ha potuto che ripagare parzialmente il dolore e le sofferenze vissute, ma ha quasi sempre permesso al paziente ed ai suoi famigliari di trovare definitivamente un nuovo equilibrio, parzialmente appagati almeno dalla giustizia ottenuta.

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