Dopo due anni di incontri in videoconferenza torniamo ad incontrare i nostri assistiti nelle sedi di Roma, Milano e Torino.
Guardarsi negli occhi, sentire le emozioni del vissuto durante il racconto, permette di entrare dentro le storie, arrivare a percepire l’intensità del dolore, la rabbia, il senso di colpa di avere o non aver fatto.
Aiuta a comprendere meglio, ed anche per loro è utile e funzionale, quasi terapeutico, per superare il dolore e ripercorrere la strada che porta ad una riconciliazione con la sanità.
O almeno con quella parte di essa che è affidabile è disponibile.
Colpisce sempre come una serie di circostanze portino a ritardi tali da stravolgere la vita di intere famiglie, come nel primo caso che affrontiamo appena arrivati a Roma.
Una signora cinquantenne, vedova con tre figli, finisce in pronto soccorso per un dolore al fianco che non passa.
Vi rimane quasi due giorni e il dolore si attenua grazie alle terapie antidolorifiche, permettendo alla paziente e ai parenti di rilassarsi, come se l’incubo dell’ospedalizzazione fosse finito velocemente.
Ma improvvisamente tutti si allarmano: lei, la signora cinquantenne non sente più dolore, non sente più niente.
Anche la vista si appanna, fino alla nebbia totale che poi si fa buio.
Quando il buio si dirada è salva, ma i dottori le comunicano che hanno dovuto toglierle un rene e che l’altro è fortemente danneggiato.
Un aneurisma dell’arteria renale si era rotto.
Fortunatamente i medici sono stati bravi e l’hanno salvata, costringendola però alla dialisi. La signora cinquantenne non potrà più lavorare, ma è viva.
Chi la cura, dopo essere stata salvata, vede che le complicazioni potevano essere evitate: la diagnosi era praticamente fatta quasi subito dopo l’accesso in pronto soccorso.
Un urologo che sapeva il mestiere, anzi la professione, aveva fatto la diagnosi.
Bastava un piccolo intervento e avrebbero evitato l’urgenza (con il rischio di morte) e la dialisi.
La storia della signora cinquantenne, vedova con tre figli, poteva essere diversa: con un intervento tempestivo avrebbe potuto lavorare, essere indipendente e continuare la sua vita senza troppe complicazioni.