Una mattina riceviamo una mail da una donna che aveva perso il padre da circa due anni.
Una donna forte, che però non riusciva ancora a spiegarsi l’accaduto e che ci raccontava cosa era successo al padre.
L’uomo era stato accompagnato al pronto soccorso con una sintomatologia chiara: dei forti dolori al petto.
Il pronto soccorso lo aveva accolto per trasferirlo in un altro ospedale che era più attrezzato e, di conseguenza, in grado di fornire al paziente cure migliori.
Così avrebbe dovuto essere..
Nella nuova struttura, per negligenza o noncuranza, il medico non eseguì degli esami più approfonditi.
Prescrisse una semplice terapia di Tachipirina e dimise il paziente.
La mail si interrompeva così, però era chiaro che quella scelta del medico aveva portato a delle conseguenze tragiche.
Per questo appena finito di leggere la mail chiamiamo la figlia.
Rievocare quei momenti non è assolutamente semplice, tanto più al telefono e parlando sentiamo la voce della donna che si spezza.
Il giorno dopo le dimissioni il padre aveva perso la vita per le conseguenze della grave patologia cardiaca che era chiaramente presente il giorno del ricovero in pronto soccorso.
La famiglia dell’uomo, dopo il decesso del proprio caro, aveva avuto un’ulteriore umiliazione.
Rivolgendosi a un avvocato avevano deciso di perseguire un’azione penale. Il caso però era stato archiviato.
Una doppia ingiustizia subita: non riuscire ad ottenere un’ammissione di colpa da parte dell’ospedale, dopo il decesso del padre, aveva scatenato una rabbia impotente.
Dopo diverse telefonate e dopo aver ricevuto tutta la documentazione gli incontrammo. Era una famiglia unita che cercava semplicemente di ottenere giustizia.
Il “Branco” si mise in azione.
Studio di tutte le parti dei documenti, cartelle, esami, relazioni.
L’opera, la forza, la competenza ed il tanto lavoro ci hanno permesso di procedere con un valido contraddittorio, costringendo la controparte a riconoscere l’errore e a pagare il danno senza ricorrere al tribunale.La famiglia ha ottenuto quello che voleva: un’ammissione di colpa della struttura sanitaria, che con delle cure repentine avrebbe potuto salvare la vita ad un uomo amato dalla sua famiglia.